Chiesa Parrocchiale – Almenno San Salvatore

La parrocchia di Almenno San Salvatore è dedicata a Cristo Salvatore. Il titolare è rappresentato come vincitore della morte, nell’atto di risorgere dalla tomba reggendo il vessillo della croce. La parrocchia ha origini antichissime, databili al X secolo. Già in epoca longobarda in località Madonna del Castello esisteva infatti una cappella dedicata al Salvatore, eretta pare alla fine del VII secolo dai re longobardi a servizio del loro sacro palazzo. Questa “cappella palatina” originariamente non svolgeva le funzioni parrocchiali, ma assunse tale prerogativa solo nel X secolo quando divenne una “canonica ecclesia”, ossia una chiesa plebana collegiata. In quanto “ecclesia” ebbe il privilegio dell’amministrazione del Battesimo e degli altri Sacramenti, della conservazione dell’Eucarestia, della predicazione e della colletta delle decime. In quanto “canonica” fu dotata di un capitolo di otto ecclesiastici, detti canonici di San Salvatore, alcuni sacerdoti, altri solo chierici, i quali facevano vita comunitaria ed erano dediti al servizio pastorale e alla celebrazione della liturgia delle ore.

A quel tempo la parrocchia di Almenno era assai estesa: dentro i suoi confini ricadevano i territori della media e bassa Valle Brembana (fino a San Pellegrino Terme compreso), della Valle Imagna e di Brembilla. Gli abitanti di questa vasta area dovevano quindi recarsi alla pieve di Almenno per partecipare alle funzioni religiose e per la sepoltura dei morti. Ciò creava però loro un grande disagio e pertanto, sulla fine del XII secolo, nelle valli iniziarono a sorgere alcune chiese, alle quali furono poi delegate le funzioni parrocchiali. L’antica parrocchia si frantumò, così che a metà del Trecento sotto la sua cura erano rimasti solo i territori dei due Almenno (San Salvatore e San Bartolomeo) e di Clanezzo. Contemporaneamente, entrava in crisi l’istituzione della Canonica: molti canonici, contravvenendo alle regole della vita comunitaria e della residenza, lasciarono la pieve trascurando di conseguenza i loro doveri ecclesiastici e pastorali.

Ad aggravare la decadenza morale contribuirono anche gli scontri tra guelfi e ghibellini, che nel 1368 portarono alla divisione del paese di Almenno in due comuni: Lemine Superiore (guelfa, schierata dalla parte di Venezia) e Lemine Inferiore (ghibellina, fedele a Milano). Omicidi, saccheggi, vendette e odi non si fermarono nemmeno con la conquista della Bergamasca da parte di Venezia, che avvenne nel 1428. I ghibellini, infatti, approfittando di un temporaneo ritorno dei milanesi (1438-1441) saccheggiarono la contrada di Lemine Superiore, costringendo alla fuga i suoi abitanti. Tornata Venezia, nel 1441, castigò i ribelli in modo esemplare. Venne distrutto il borgo e il castello di Lemine Inferiore, gli abitanti vennero esiliati e si confiscò i loro beni. Fu preservato solo l’edificio dell’antica pieve, che però rimase abbandonato tra le rovine. Furono allora costruite altre chiese sulle colline. Già nel 1426 era stata fondata in località Tremozia una cappella che sarebbe poi diventata la parrocchiale di Almenno San Bartolomeo. Nel 1455 anche gli abitanti di Almenno Alto avviarono i lavori per la costruzione di una loro chiesa, dedicata alla Trasfigurazione, futura chiesa prepositurale di Almenno, oggi detta di San Salvatore Nuovo.

In questa nuova chiesa, a partire dalla fine del Quattrocento, furono trasferiti gli onori e gli oneri dell’antica pieve e qui venne ad abitare il prevosto, il capo dell’antica Canonica, l’unico sacerdote rimasto a svolgere la cura delle anime.
Egli, secondo la consuetudine del tempo, spesso era assente e al suo posto operava un vicepreposito, che celebrava nei giorni festivi e solo alcuni giorni alla settimana. Le Sante Messe, infatti, si officiavano solo se vi era un offerente che pagava l’elemosina al sacerdote. Nel corso degli anni, soprattutto nei secoli XVII e XVIII, ci furono però numerosi lasciti di beni alla Chiesa con l’obbligo della celebrazione di Sante Messe anche quotidiane, le cosiddette “cappellanie”. Il prevosto, da solo, non fu più in grado di soddisfare le richieste dei fedeli ed entrarono quindi in servizio dei cappellani, che oggi diremmo curati e che crebbero progressivamente di numero: ce n’erano 2-3 alla fine del Cinquecento, 6-7 nel Seicento, 9-10 nel Settecento e nell’Ottocento. Alcuni di essi furono addetti al servizio delle chiese sussidiarie di Almenno. A tal proposito, occorre ricordare che la parrocchia di Almenno è sempre stata ricca di luoghi di culto, di istituzioni monastiche e di confraternite. Già in epoca longobarda, oltre la Cappella Palatina, esisteva la Cappella di San Romolo ad Anala nel luogo dove nel XII secolo sarebbe stata edificata la Chiesa di San Giorgio.

Vi erano poi la Chiesa di San Tomè (XII secolo), originariamente soggetta alla parrocchia di San Salvatore, e la Chiesa di San Gregorio (XII secolo), della quale esiste parte dell’area presbiterale a Cà Fodrigo. Nel 1488 fu poi fondata la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, detta di San Nicola, mentre agli inizi del Cinquecento il Santuario della Madonna del Castello, nel 1586 la Chiesa di San Girolamo ai Cappuccini e nel 1879 quella di San Giovanni Battista a servizio dell’Ospedale Rota. Diverse istituzioni religiose hanno vivacizzato la vita della parrocchia: l’Ospedale di San Cristoforo (XII secolo), originariamente retto da frati, le Case degli Umiliati di Piazza e di Borgo (XIII-XIV secolo), il Monastero femminile di San Tomè (inizi XII secolo), il Convento agostiniano di Santa Maria della Consolazione (1487-1772), il Convento dei Cappuccini (1586-1810), il Convento delle Suore della Sacra Famiglia (1872), tutt’ora operativo, le Suore di Maria Bambina a servizio dell’Ospedale Rota (1880-2000).

Tra le confraternite, ricordiamo le più antiche: quella dei Disciplini (XIV secolo), originariamente attiva presso la Chiesa di San Giorgio e poi trasferita in San Salvatore Nuovo dopo la distruzione di Lemine Inferiore, quella del Corpo di Cristo o del Santissimo Sacramento (inizi del XVI secolo), tutt’ora vigente, le Scuole della Dottrina Cristiana (XVI secolo), del Santo Rosario (XVI secolo), della Morte (XVII secolo), dell’Addolorata (XVIII secolo), tutte estinte, infine la Scuola della Cintura (fine del XV secolo) in Santa Maria della Consolazione.

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