Antico Oratorio di Santa Croce a Rova (Oggi Chiesa di San Mauro) – Gazzaniga

Sorge in piazza S. Mauro nella frazione di Rova ed è preceduta oltre che da un sagratino in leggera salita, da un portichetto con tetto a capanna retto da colonne in arenaria e capriate in legno. All’interno le pareti e la volta presentano decorazioni pittoriche riferite costantemente ai motivi della Santa Croce e della Passione. L’interno è ad una navata e costituisce l’ingrandimento seicentesco di una primitiva cappella adibita ora a sacrestia. La cappella primitiva quattrocentesca era affrescata. Sopra l’unico altare, fu collocata, entro un’artistica ancona lignea barocca, una pregiata tela commissionata intorno al 1640 al pittore clusonese Domenico Carpinoni.

 

 

Questi vi dipinse, in stile barocco con influssi veneti, la drammatica scena della Deposizione dalla Croce, con Cristo morto abbandonato fra le braccia di Maria, con la Maddalena. E’ stata ampliata come chiesa sussidiaria per gli abitanti della frazione. Si chiamava Oratorio di S. Croce perché un affresco della cappella primitiva raffigurava la deposizione dalla croce. La cappella, di modeste dimensioni, 3×3 m, con volta a crociera, è chiaramente visibile nella prima metà dell’attuale sacrestia, con una parete e la volta affrescate. I pregevoli affreschi sono dei pittori Marinoni di Desenzano al Serio che li eseguirono intorno al 1520. Sulla volta sono dipinti in cinque medaglie circolari il Cristo Pantocratore e i quattro dottori della chiesa nelle velette: S. Agostino, S. Ambrogio, S. Gregorio Magno e S. Gerolamo.

 

 

Sulla parete ovest, sopra un altare in seguito rimosso, è dipinta la Deposizione dalla Croce, con il Cristo morto, l’Addolorata e i santi Defendente e Antonio Abate a destra, Giovanni Rocco a sinistra. Il motivo principale dell’affresco diede nei secoli successivi il nome di Santa Croce all’Oratorio. La cappella era aperta sui due lati, chiusi con semplici cancelli, ma vi si celebrava la Messa secondo le offerte devozionali. La “fabbrica” non aveva ancora rendite fisse, ma era governata autonomamente da reggenti eletti dagli abitanti della contrada. Alla visita apostolica del 1575 San Carlo ordinò che l’Oratorio fosse “chiuso con muro da ogni parte” se si voleva continuare a celebrare le messe.

 

 

La nuova chiesa

L’ordine di S. Carlo doveva essere eseguito. Anzi, dato che la cappella risultava sempre più inadeguata rispetto alla crescente popolazione, i reggenti pensarono di ingrandirla, raccogliendo via via un discreto patrimonio di lasciti e legati. Nel 1624 dagli atti della visita del vescovo Cornelio risulta in via di costruzione “una chiesa sotto il titolo di Santa Croce”. Questa chiesa non risulta un prolungamento della cappella che era troppo piccola, ma è una nuova chiesa con nuovo presbiterio e nuovo altare, mentre la cappella, rimasta dietro al presbiterio, ha assunto la funzione di sacrestia, ingrandita con l’aggiunta di una struttura uguale, con voltino a crociera ma senza affreschi.

 

 

La nuova chiesa è a una navata, lunga 12 m e larga 6 m, leggermente romboidata, con volta a tutto sesto. Sul retro è completata da un elegante campaniletto in vivo di calcare nero locale, come i muri della chiesa stessa. La facciata ha un ampio portale in arenaria sagomata, ai cui lati i contorni di due finestre pure sagomati si sovrappongono in modo singolare a quelli del portale. Una finestra semicircolare sopra il portale rimane oscurata dal tetto del portichetto che evidentemente è una aggiunta successiva. Questo portichetto è a due falde in legno poggianti ciascuna su due colonne di arenaria ed è sostenuto da due capriate in legno. All’interno le pareti e la volta presentano decorazioni pittoriche riferite costantemente ai motivi della Santa Croce e della Passione. Sopra l’unico altare, fu collocata, entro un’artistica ancona lignea barocca, una pregiata tela commissionata intorno al 1640 al pittore clusonese Domenico Carpinoni.

 

 

Questi vi dipinse, in stile barocco con influssi veneti, la drammatica scena della Deposizione dalla Croce, con Cristo morto abbandonato fra le braccia di Maria, con la Maddalena, S. Giovanni e S. Defendente, antico contitolare, quest’ultimo, dell’Oratorio. L’altare fu rifatto verso la fine del ‘600 in marmo nero locale con intarsi policromi commissionato alla nota bottega locale dei Manni. Dal 1902 invece, per celebrare tutti i giorni festivi e feriali, fu assegnato alla chiesa di Rova un Cappellano coadiutore il quale dal 1911 abitò stabilmente nella casa coadiutoriale appositamente costruita in contrada Costa. Dalla chiesa di Rova per tradizione partivano, dopo le cerimonie di accoglienza, tutti i solenni cortei organizzati per le grandi occasioni, come ad esempio per le visite pastorali dei vescovi, per i nuovi sacerdoti, per la traslazione di S. Ippolito, per invocare speciali propiziazioni o pronunciare voti collettivi, e così via. La chiesa subì parecchi restauri nel passato, fino a quelli eseguiti nel 1975 all’ancona lignea e alla tela del Carpinoni e a quelli del 2002 relativi agli affreschi cinquecenteschi e alle decorazioni pittoriche delle pareti interne e della volta.

 

 

 

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