Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Apostolo ed Evangelista – San Giovanni Bianco

L’attuale chiesa prepositurale di S. Giovanni Bianco venne edificata fra il 1857 e il 1864, sul luogo stesso dove sorgeva la vecchia chiesa, che fu in parte demolita per far posto alla nuova. Il centro storico di San Giovanni Bianco si struttura, con equilibrata proporzione di volumi, lungo la strada e attorno alla chiesa parrocchiale il cui edificio attuale, in stile neoclassico, è il risultato di un radicale rifacimento condotto a metà dell’Ottocento su una precedente architettura gotica a due navate che era stata consacrata nel 1447 dal Vescovo Polidoro Foscari.

 

 

La costruzione della nuova chiesa fu dettata, soprattutto, da due esigenze: l’aumento notevole della popolazione verificatosi nel sec. XIX e la volontà dei fedeli di offrire un degno santuario alla S. Spina della corona di Cristo che si conserva e si venera nella chiesa stessa. A tutto questo si aggiunga il fatto che il vecchio edificio mostrava chiaramente anche nelle sue strutture i segni dell’inesorabile trascorrere del tempo. A proposito delle condizioni in cui si trovava la vecchia parrocchiale agli inizi della seconda metà dell’Ottocento, lo storico Mosè Torricella,che allora risiedeva ancora a S. Giovanni Bianco, afferma, tra l’altro:

 

 

“…In questi ultimi anni, quando pioveva faceva mestieri che i sacerdoti sortissero dalla sacrestia sotto gli ombrelli per non bagnare i paramenti. E quante volte viddi io scender e salire per le cordicelle delle lampade i sorci a beversi l’olio!…” . Il progetto della nuova chiesa fu predisposto dall’arch. Giuseppe Berlendis, che pochi anni prima aveva realizzato la chiesa parrocchiale di S. Anna, nel cuore della città di Bergamo.

 

La prima pietra della grandiosa costruzione venne benedetta e posata il 26 luglio 1857 dal vescovo di Bergamo mons. Pier Luigi Speranza. I lavori procedettero alacremente, pur tra mille difficoltà di varia natura (non va dimenticato che le chiesa fu eretta nel bel mezzo di un conflitto europeo, e precisamente durante la seconda guerra d’indipendenza, che segnò la fine della dominazione austriaca sul territorio lombardo…) e dopo più di sette anni poterono dirsi praticamente conclusi, almeno secondo il progetto iniziale dell’arch. Berlendis.

 

 

Non tutta la vecchia struttura venne demolita, anzi una parte notevole, la più interessante, venne salvata e incorporata nel nuovo tempio: l’abside, l’oratorio dei Disciplini Bianchi, la sagrestia, la cappella della Santa Spina, la “torre” dei Boselli. La nuova costruzione fu benedetta da mons. Speranza l’11 marzo 1864 e subito aperta al culto. La chiesa, in stile neoclassico, è a tre grandi navate, a croce greca sotto la vasta ed imponente cupola di mezzo, avvolta all’esterno da un tiburio cilindrico.

 

 

L’alta cupola si staglia, nitida e luminosa, a completare l’idea di perfetto equilibrio di spazi che si compie nell’ampio presbiterio e nell’elegante abside. Tra gli altari laterali, quello più ricco di decorazioni custodisce il prezioso reliquiario della Sacra Spina della corona di Cristo, oggetto da sempre della devota venerazione dei parrocchiani.  Tale reliquia, nel 2016, è stata oggetto di un evento prodigioso, denominato `fioritura`, che ha portato in paese decine di migliaia di pellegrini e che, ancora oggi, è oggetto di devozione da parte di persone anche fuori della nostra provincia. Tra le opere d’arte spiccano alcune opere di Carlo Ceresa, pittore nativo proprio di S. Giovanni.

 

Gli otto altari laterali che arricchivano la vecchia chiesa furono ridotti a quattro, due posti in apposite cappelle erette in fondo alle navate minori, accanto al presbiterio, dedicati, rispettivamente, alla S. Spina (a sinistra) e alla B. Vergine Immacolata o del S. Rosario (a destra). Due, invece, vennero semplicemente addossati alle pareti, uno di fronte all’altro, nei pressi delle due porte laterali, a sinistra quello di S. Luigi Gonzaga, a destra quello di S. Giuseppe.

 

 

In concomitanza con i lavori della nuova chiesa fu edificato, verso Nord, anche il superbo campanile, tutto in pietra viva e tetto in coppi: il concerto di otto campane in “do maggiore”, fuse nel 1867 dalla ditta Antonio Monzini, superò indenne la requisizione disposta dal Governo italiano nel 1943. Nel 1863 venne realizzato il nuovo organo, opera di Egidio Sgritta. La facciata della chiesa (lasciata incompleta per difficoltà di carattere economico), con il suo monumentale pronao in marmo di Ardesio, pietra di Rezzato e pietra artificiale, fu innalzata negli anni 1909-1910 dall’ing. Broggi e dall’ing. Cesare Nava. Nel 1912, poi, venne rifatta la pavimentazione della chiesa.

 

 

Nel 1914 la vecchia sagrestia, ritenuta, ormai, oltre che vetusta, del tutto inadeguata ai bisogni, fu definitivamente abbandonata a adibita a ripostiglio. Nello stesso anno, su progetto dell’ing. Luigi Angelini, fu edificata quella attuale sul lato destro della chiesa e a fianco del presbiterio, utilizzando anche l’area sulla quale sorgeva la vecchia “torre” dei Boselli, la cui parete orientale venne conservata nella sua struttura originale. Con quest’ultimo intervento la parrocchiale aveva finalmente assunto il suo volto definitivo. All’interno della chiesa, i dipinti più ragguardevoli sono costituiti da una tela con Madonna e i Santi Nicola e Apollonia del nativo Carlo Ceresa e da due tele con storie della Santa Spina di Antonio Morali (1830 c.), pure del luogo.

 

 

Quella raffigurante il Sacro Cuore è di Antonio Guadagnini (1870). Gli affreschi dei quattro Evangelisti nei pennacchi e le vele della cappella della S. Spina sono di Giuseppe Carsana (m. 1889). Quando nel 1931 la chiesa venne ritinteggiata, Nino Nespoli affrescò la Gloria di S. Giovanni nella cupola e la Trasfigurazione sul presbiterio, in sostituzione di tempere ottocentesche del Morali.

 

 

Nel 1932, infine, il famoso arch. Giovanni Muzio di Milano curò il nuovo altare e la cappella della Santa Spina. Tra i tesori” della chiesa sono da ricordare una croce processionale d’argento e bronzo dorato del ‘600; una pisside, un turibolo con navicella, un secchiello d’argento sbalzato e cesellato del ‘6-‘700; un ostensorio d’argento tempestato di gemme del ‘700 e il reliquiario della Santa Spina del 1770.

 

 

Il borgo conserva inoltre gran parte della sua struttura medievale: a tal riguardo si possono ancora ammirare ponti in stile romanico che attraversano i numerosi corsi d’acqua presenti sul territorio comunale, nonché il percorso della via Priula, recentemente al centro di opere di recupero volte a valorizzarne il percorso. Nel centro abitato rivestono particolare importanza sia la Piazza Zignoni, dotata di una statua dedicata all’illustre concittadino Vistallo Zignoni, un soldato mercenario vissuto a cavallo tra il XV e XVI secolo al quale si deve la presenza della reliquia della Sacra Spina nella chiesa parrocchiale di San Giovanni.

 

 

Questa reliquia sarebbe una spina appartenuta alla corona di Cristo, tuttora orgoglio del paese e motivo di profonda devozione popolare.

 

 

 

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La festa principale, quella della S. Spina, viene celebrata la 5° domenica di Quaresima di ogni anno, preceduta da una novena di preparazione.

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