Santuario Madonna delle Lacrime – Treviglio

Il Santuario, edificato tra il 1594 ed il 1619 per volere della Comunità trevigliese, è un costante richiamo al culto mariano ed all’episodio miracoloso del 1522, dal quale deriva il nome ‘Beata Vergine delle Lacrime’: la mattina del 28 febbraio, mentre il generale francese Lautrec stava preparandosi ad attaccare e saccheggiare il borgo.

 

 

L’immagine della Vergine con il Bambino, ora collocata sull’altare del Santuario ma all’epoca dipinta su una parete del Monastero di Sant’Agostino, cominciò a trasudare lacrime; Lautrec, giudicato l’evento un segno del Cielo, tolse l’assedio alla città che fu così salva dalla distruzione.

 

 

A seguito dell’episodio il Consiglio Comunale proclamò l’ultimo giorno di febbraio ‘festa della Città’ e decise l’edificazione di un Santuario dedicato alla Vergine: la Chiesa, progettata da Tolomeo Rinaldi, sorse tra la via di Porta Torre e il Monastero di Sant’Agostino, al quale l’edificio doveva essere fisicamente connesso per richiesta delle Monache, custodi della Sacra Immagine.

 

 

L’Immagine venne traslata in Santuario nel 1619, presente il Cardinale Federico Borromeo, che officiò la prima messa nella nuova Chiesa, allora di dimensioni più ridotte rispetto all’attuale: all’epoca l’edificio occupava la zona compresa tra l’ingresso e l’innesto con il transetto, ovvero la zona costituita dalla navata coperta con volta a botte. L’ampliamento dell’edificio, attuato con l’aggiunta del transetto, della cripta sotterranea, del presbiterio e della soprastante cupola, avvenne alla fine del XIX secolo, su progetto dell’Ingegner Cesare Nava.

 

La facciata

La facciata ha una semplice composizione classica in doppio ordine: sopra il portale maggiore spicca il medaglione sorretto da angeli riportante l’immagine della Vergine con il Bambino; a lato scene dell’episodio miracoloso e in sommità angeli musicanti che contornano la Gloria di Maria Assunta in Cielo.  Sia le porte laterali che il finestrone centrale al primo livello mostrano una sequenza di linee curve concave e convesse, con linguaggio formale tipicamente barocco.

 

Visita interna

L’interno, ad aula unica con transetto, può essere suddiviso in due parti: la navata d’ingresso, seicentesca con copertura costituita da una volta a botte continua, e l’ampliamento novecentesco, costituito dal transetto e dalla zona presbiteriale.

 

 

La volta a botte della zona seicentesca è decorata con un grande affresco realizzato da Gianluca e Carlo Molinari tra il 1719 ed il 1722; il dipinto rappresenta l’episodio miracoloso: al centro è riconoscibile il profilo di Treviglio circondata da mura merlate e caratterizzata dalla presenza di tre campanili (la Torre Civica, il campanile trecentesco della Basilica e il campaniletto del Monastero di Sant’Agostino sulla cui parete era raffigurata l’immagine miracolosa; questo campaniletto è riconoscibile per la fiammella soprastante).

 

 

Intorno sono ben visibili l’armata del Generale Lautrec, che con gesto ampio ed enfatico indica l’attacco, i consoli della Città che porgono le chiavi del borgo al condottiero francese, e gruppi di donne e bambini piangenti in atto di preghiera; la scena è sovrastata dell’immagine della Vergine con il Bambino che,  tra le nuvole e circondata da un tripudio di angeli, rivolge il suo sguardo amorevole verso la scena dell’assedio.

 

 

Il dipinto, realizzato con stile tardo barocco, esprime un linguaggio particolarmente teatrale: i gesti dei personaggi sono ampi ed i volti particolarmente espressivi; finte architetture incorniciano la scena e sono arricchite con elementi decorativi che richiamano un’atmosfera guerresca, quali insegne, scudi, tamburi ed elmi, mentre schiere di angeli circondano la zona in cui è presente la Vergine, immersa in un luminoso cieli color giallo oro.

 

 

Proseguendo si incontrano:

  • La prima cappella a sinistra,  denominata Cappella Penarojas, prende il nome dal podestà di Treviglio, Don Rodrigo Penarojas, che all’atto della sua morte (avvenuta nel 1655) lasciò le proprie sostanze per l’abbellimento del Santuario. La Cappella, dedicata a San Giovanni Battista, reca in alto lo stemma della Famiglia Penarojas sorretto da due angeli, è decorata con motivi barocchi realizzati da Tiburzio Ferrandi e conserva la tela con la Nascita di San Giovanni, opera seicentesca di  Giovanni Stefano Doneda detto Montalto

 

 

  • La cappella di destra, denominata Cappella Ferrandi, è dedicata ai Santi Stefano e Paolo: la decorazione, di evidente gusto rococò, risale al XVIII secolo; la tela al centro rappresenta la Conversione di San Paolo ed è opera di Bernardino Galliari, pittore e scenografo del XVIII di fama internazionale.

 

 

Lungo le pareti sono collocate tele raffiguranti la vita di Maria, opera di Giovanni Stefano Doneda, in collaborazione con i figli Carlo Antonio e Andrea (detti i Montalto, autori anche delle tele con Storie di San Martino, collocate nella  Basilica di San Martino e Santa Maria Assunta). Le tele, concepite secondo la funzione didascalica dell’arte a fini dottrinali diffusa da Federico Borromeo, rappresentano, con una successione che si svolge in senso orario da sinistra verso destra, episodi della vita della Vergine, dall’Annunciazione fino a giungere alla Trinità che incorona Maria.

 

 

Il Transetto, aggiunto con gli ampliamenti progettati da Cesare Nava tra il 1899 ed il 1902, è caratterizzato dalla maestosa cupola che sormonta l’incrocio con la navata: sopra i pilastri angolari quattro edicole racchiudono le statue di S. Martino (patrono della Città), S. Agostino (cui era dedicato il Monastero sede dell’immagine sacra), S. Monica (madre di Sant’Agostino) e San Carlo Borromeo (che riconobbe il fatto miracoloso).

 

 

Sopra i grandi arconi centrali quattro scene emblematiche della vita di Maria racchiuse entro cornici quadrangolari: la Purificazione della Vergine (lato presbiterio), Nozze di Cana (lato destro), Sacra Famiglia (di fronte al presbiterio), Pentecoste (lato sinistro); i dipinti sono opera di Giovanni Bevilacqua, attivo in Santuario tra il 1933 ed il 1941 e Autore anche degli spicchi della cupola, raffiguranti Chiese e Santi d’Europa particolarmente devoti alla Vergine.

 

 

 

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