Santuario Madonna del Frassino – Oneta

La località “Il Frassino” si trova in Val Seriana, nel territorio del Comune di Oneta in provincia di Bergamo, a quota 954 metri, a circa 32 chilometri da Bergamo e 80 da Milano, in una bella valle che in questo punto si allarga offrendo ampie panoramiche sui pendii e le vette circostanti. “Frasen” in dialetto bergamasco è il nome che, almeno dal 1472, definisce questa bellissima località situata ai piedi della maestosa mole dolomitica del monte Alben di 2020 metri e deriva senz’altro dalla presenza in questo luogo di un grande frassino.

Nel corso della sua lunga storia, il santuario si è arricchito di opere d’arte significative: affreschi, quadri, sculture e arredi che colpiscono per l’alto livello qualitativo, frutto del talento raffinato di tanti artigiani che hanno dato un grande contributo per il decoro del santuario.

Primo fra tutti Gerolamo da Santa Croce, con il meraviglioso polittico sopra l’altare maggiore del 1524; Antonio Cifrondi, con la pala d’altare di destra del 1720 circa; Grazioso Fantoni, con i due splendidi angeli adoranti in marmo bianco di Carrara del 1760; Giovanni Brighenti, con i quattro affreschi sulla navata centrale del 1830 circa, ed altri artisti meno noti o ignoti, ma che hanno dato lustro al santuario.

LA STORIA DELL’APPARIZIONE RACCONTATA DALLA TRADIZIONE

PETRUCCIA E LA SUA FAMIGLIA

Si era nel Cinquecento, il secolo in cui si verificò la sventurata divisione tra cattolici e protestanti, ma che vide anche il verificarsi di tante manifestazioni e apparizioni di Maria trionfatrice sulle eresie. Correva l’anno 1512, il 2 luglio, giorno che ricordava la Visitazione della Vergine alla cugina Elisabetta. Erano già suonate le 4 del pomeriggio al campanile della chiesa parrocchiale; da quasi tutte le case del paese, dedito specialmente all’allevamento, si mandavano a pascolare nei dintorni le greggi e il bestiame. Anche la povera famiglia Carobbio, in affitto in una povera casa della contrada Scullera, si apprestava a mandare al pascolo il suo piccolo gregge. Illuminata dalla luce serena della grazia e con l’animo infiammato dall’amore divino, Petruccia già a 14 anni era cara a Dio per la castità della sua condotta e per la sua religiosità.

LE SOFFERENZE E LE VIRTU’ DI PETRUCCIA

Petruccia, pur non essendo gravemente inferma, era tuttavia soggetta ad una malattia agli occhi che talvolta la faceva molto soffrire, ma sopportava con pazienza e in pace il suo male, contenta solo di conservare l’innocenza del cuore.

LA SCULLERA, L’ALBEN, IL GRANDE FRASSINO

Il 2 luglio dunque, le quattro del pomeriggio già suonate, Petruccia salutò i propri genitori nella casetta a Scullera e fece uscire il piccolo gregge per condurlo al pascolo. Era appunto tra lo Staletto e le Case dei Paì, sul pendio più elevato dell’Alben, in un luogo dove stava un altissimo frassino che dava il nome al colle stesso, che Petruccia Carobbio si recava a pascolare le sue pecorelle.

PETRUCCIA IMPLORA MARIA

Quel fatidico giorno il dolore agli occhi la faceva soffrire più del solito e il disagio era accresciuto dalla sete, ma non c’era acqua in quel luogo. Il conforto della preghiera riusciva ad alleviare la sua afflizione, con tutto l’affetto del suo cuore si inginocchia a pregare la Madonna all’ombra del grande frassino affinché la liberi dal dolore agli occhi, divenuto più acuto che mai. Ora, mentre con ardore piangeva e pregava, udì un rumore, un soffio forte, come di vento gagliardo, Petruccia volse lo sguardo e si mise a tremare tutta quanta, era come fuori di sé e subito di nuovo si inginocchiò: ciò che vide era uno spettacolo straordinario.

L’APPARIZIONE DELLA VERGINE

Sotto il grande frassino presso cui Petruccia si era rifugiata con il suo piccolo gregge, tra lo splendore di un’indicibile luce, stava ritta una donna colma di grazia. Un ricco e ampio manto di colore celeste le pendeva dalle spalle, annodato sul davanti e fermato al petto dalla mano destra della Donna. Le avvolgeva il capo un bianco velo che scendeva sulle spalle. La donna se ne stava silenziosa. Poi, con la parola e coi prodigi avrebbe rivelato chi era: la salvezza degli infermi, la gran Madre di Dio e madre nostra, Maria. Teneva gli occhi rivolti su Petruccia, la quale, come si è detto, colpita dall’improvvisa apparizione si era subito inginocchiata.

LE PAROLE DI MARIA E LA GUARIGIONE DI PETRUCCIA

E Maria così parlò alla nostra Petruccia: “Coraggio, figliola, non temere, e non avvilirti per le tue tribulazioni. Va’, informa i tuoi compaesani che io qui voglio si eriga una chiesa sotto il titolo di S.
Elisabetta mia cugina, dì che te l’ha ordinato la Vergine, che qui opererà molte grazie”. Alle parole Maria unì i prodigi: una fonte d’acqua purissima e salutare scaturì vicino alla pastorella, dove questa potè lavarsi e dissetarsi come la Vergine le comandò. Poi Maria stessa le colorì il povero velo con alcune gocce sanguigne e le prescrisse di applicarlo agli occhi: questi, all’istante, risultarono perfettamente guariti.


IL “VELO” SMARRITO

Non sono pochi coloro che sentendo narrare la storia dell’Apparizione si domandano poi curiosamente dove ora si trovi quel velo, ossia quel fazzoletto che fu bagnato da Maria Vergine con lacrime di sangue. Come poi e quando sia andato smarrito quel pannolino, non si può stabilire con certezza.

La tradizione porta a credere che sia andato perduto nel periodo in cui un custode del Santuario aveva dato alloggio a un forestiero per alcuni giorni; dal che si può verosimilmente concludere che la preziosa reliquia, che si conservava con devozione e riverenza, sia stata trafugata da quel misterioso personaggio. Oggi tale velo è ripresentato da un panno di stoffa bianco di tessitura moderna.

 

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