Il Santuario dell’Assunta – Bianzano

A pochi chilometri dalle sponde del lago d’Endine, perla della provincia di Bergamo sita in Val Cavallina, tra natura e cultura, si trova il borgo medievale di Bianzano, che oltre al suo rinomato e interessantissimo castello, presenta anche altri due edifici che meritano di essere visitati: l’antica chiesa romanica di S. Maria Assunta e la nuova parrocchiale di San Rocco. Entrambe hanno in qualche modo un legame con la fortezza poichè la seconda si trova proprio a pochi passi dal castello stesso e la prima sorse appena un anno dopo la realizzazione di quest’ultimo, nel 1234, forse su un precedente edificio (e non si esclude la presenza di un santuario pagano in tempi ancor più remoti), ad opera degli Umiliati.

E’ in quel periodo che il borgo conobbe un notevole sviluppo grazie anche alla famiglia Suardi, che aveva numerosi possedimenti in Valcavallina. Si è detto, parlando del castello, che è probabile una presenza dei Templari a Bianzano, che oltre a proteggere i pellegrini in transito su questa variante della via Francigena, esigevano il pedaggio per merci e carovane. Forse la chiesa dell’Assunta assolveva ad altre funzioni, oltre a quelle religiose.

Dal castello, ieri come oggi, non è possibile avere la visione globale della parte settentrionale della vallata sottostante, perchè si incunea tra le montagne in modo naturale, ma da questa chiesa, che sorge a qualche centinaia di metri di distanza dal maniero, su un bellissimo poggio a strapiombo e a dominio del lago, si poteva ovviare a questo e completare la visione ‘panoramica’.

Non è quindi escluso che potesse esservi una postazione di guardia o avvistamento, in qualche modo inglobata nella chiesa stessa o perlomeno nella stessa area. Castello e chiesa furono mai collegati da passaggi sotterranei? Ci piacerebbe saperlo, ma al momento non si hanno notizie certe. Si narrano storie di passaggi segreti che unirebbero il castello di Bianzano con quello di Monasterolo, che sta di fronte ma sulla sponda opposta…. In passato la chiesa dell’Assunta aveva un campanile a vela (altra caratteristica che spesso è presente nell’architettura Templare), oggi sostituito da una torre campanaria sul lato sinistro (guardando l’ingresso).

Forse la base del precedente campanile era nella parte sud-orientale, prospiciente il lago, dove rimangono le fondamenta di una costruzione a base quadrata ma se si trattava di un campanile a vela, non ce n’era bisogno. Forse questi ruderi appartengono invece ad una torre di avvistamento di cui si è supposta l’esistenza? Nel perimetro della chiesa si vedono molto chiaramente delle sepolture, alcune ancora con copertura, altre aperte. Un tumulo circolare appare particolarmente interessante. Sopra la chiave di volta dell’arco ogivale dell’ingresso abbiamo osservato una croce patente che si confonde con il colore della pietra. Le forme attuali dell’edificio sono quelle del Settecento, quando venne restaurato.

All’interno restano, di originario, il pavimento in cotto e alcuni tratti delle pareti. Una lastra che forse ricopriva una sepoltura, reca scolpito il nome Bienciano, che si suppone fosse l’antico nome del paese, sostituito poi da Bianzano. Bellissimo il manufatto ligneo sopra l’altare, di scuola fantoniana, che presenta superiormente un Cristo che, invece di tenere la croce, pare stia scagliando con veemenza una…lancia. In particolare, appare molto interessante -per le sue inusuali forme, una nicchia scavata nel muro, sopra l’attuale portalino laterale sinistro, che accoglieva la statua lignea di un Cristo dalle dimensioni notevoli, detto familiarmente ‘Signorù’, che si conserva normalmente in una cappellina di fronte, a destra della navata (protetta da un vetro), dove si trovano numerosi ‘ex- voto’.

Abbiamo però avuto la fortuna di vedere la statua ‘dal vivo’, poichè in questo periodo è esposta al pubblico, nella parrocchiale di San Rocco. Narra la leggenda che questo Cristo avesse in origine le braccia allargate, esattamente come ogni altro Cristo crocefisso che l’arte cristiana contempli. E stava appunto appeso nella nicchia di cui abbiamo appena parlato. In origine (si data l’opera alla metà del XIV sec.) si trattava di un unico pezzo di legno intagliato, lavorato e dipinto. Le sue dimensioni, però, oltre due metri di lunghezza, pare creassero timore nei bambini e impressionassero i fedeli, che anzichè provare devozione, ne avevano paura. Cosa molto strana, a dire il vero. Comunque, si pensò di staccargli le braccia e sotterrarlo. Non si sa ovviamente nè come nè perchè ciò avvenne, se il parrocco restò indifferente o se l’episodio si svolse tra forti contrasti.

In seguito a questo atto che per un credente è sacrilego, cominciarono a verificarsi fenomeni insoliti e infausti, calamità naturali e disastri al paese e ai suoi abitanti. Ben presto ci si rese conto che -forse- poteva essere stato il loro incauto gesto a causarli. A testa bassa si ricorse a prelevare nuovamente la statua, alla quale vennero riattaccate le braccia ma non più aperte, bensì lasciandole cadere lungo i fianchi e si pensò a ridargli dignità e decoro. Le cose cominciarono ad andare meglio e per tale motivo gli abitanti da allora mostrarono gratitudine e devozione per questo grande Signore, o Signorù, che ogni anno -in occasione della settimana di Passione- veniva preparato per la processione lavandolo alla fonte (causando problemi al legno!), ma così i colori man mano sparivano.

Si provvedeva allora a verniciarlo ogni volta e, strato su strato, i colori si sono sovrapposti. Quando i restauratori, in anni recenti, hanno provveduto a ripulire il manufatto, hanno trovato un disastro. Paziente è stata l’operazione di asportazione dei vecchi strati cromatici fino a che si è giunti ad individuare quelli originali, che si possono ancora oggi ammirare. Da tradizione, la statua è sempre venerata e portata in processione. E’ esposta- in questo periodo- distesa, nella prima cappella a destra dell’altare maggiore, nella chiesa di San Rocco. Ha un colore chiaro di fondo, con il panneggio del drappo inguinale di colore blu, il biondo dei capelli (insolito per un Gesù), il castano della barba, il rosso del sangue che sgorga da tutti i segni della Passione.

Il volto è molto bello, gli occhi sembrano semiaperti e ci si aspetta da un momento all’altro che l’Uomo li possa spalancare e metterli sulle nostre facce allampanate, inducendoci a delle debite riflessioni. La statua non è un capolavoro artistico, s’intende (ha i grandi piedi sgraziati; ad esempio), tuttavia è appunto questa imperfezione che la rende molto umana. Un uomo crocefisso non aveva sicuramente piedini da fata, ma dovevano essere gonfi a causa dei chiodi infissi, sanguinanti, dolentissimi. Questa statua esprime dei sentimenti. Chi l’ha realizzata ci ha messo l’anima, ed essa è arrivata fino a noi. La chiesa di San Rocco conserva altre pregevoli opere, tra cui un San Francesco che riceve le stimmate alla Verna, di Palma il Giovane; notevoli gli stalli lignei del coro, con simboliche figure intagliate di scuola fantoniana.

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Il Santuario apre al pubblico solo previa richiesta e secondo il calendario di aperture programmate esposte dal Comune di Bianzano.
E’ possibile prenotare visite per gruppi di almeno 10 persone anche in altre date diverse da quelle programmate.
Durata visita: 20′ circa

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