DESCRIZIONE
Palazzo Mosconi Celati – Trescore Balneario
La famiglia Mosconi appartiene alla storia del territorio di Trescore Balneario già dal XIV secolo. Ricchi commercianti originari di Leffe, lasceranno in eredità dai diversi rami familiari giunti anche in Europa (uno importante ebbe sede a Graz in Austria, con il titolo di Barone dell’Impero), un patrimonio di terreni e beni immobili in costante aumento, la cui storia è ben ricostruita nel libro scritto da Mario Sigismondi “I CONTI MOSCONI DI TRESCORE”, ediz, San Marco, a cui rimandiamo anche per una descrizione approfondita degli usi e dei locali.
L’Istituto Celati nacque per volontà dell’ultima ed unica erede della famiglia, Silvia Adelasio, figlia di Luigi Celati e della contessa Marietta Mosconi, e vedova di Giuseppe Celati morto a soli 34 anni. Da lei le disposizioni testamentarie del 1854, anno della sua morte, che decideranno del futuro dell’imponente patrimonio di cui il Palazzo Mosconi Celati è parte essenziale. Nel 1774 il conte Giovanni Mosconi affida i lavori per la costruzione del suo nuovo palazzo di Trescore al capo mastro Luca Lucchini, che per prima cosa procede alla demolizione almeno parziale delle vecchie case che i Mosconi abitavano da almeno tre secoli. Un riquadro affrescato di una sala al pian terreno, databile alla metà del ‘700, consente di intuire le varie tappe della costruzione.
“Un palazzo a pianta rettangolare, con adiacenti di fabbrica che furono un tempo adibiti a servizio della signorile residenza. Sorto inizialmente come sede della famiglia dei conti Mosconi, bergamaschi, che ebbero sul finire del ‘700 parecchi membri in importanti cariche cittadine, passò nella prima metà dell’800 per eredità in possesso della nobile famiglia Celati ed infine fu destinato ad Orfanatrofio femminile per lascito…
La fronte che, soprattutto per la fascia terminale con attico appare di carattere neoclassico, ha tuttavia presente al pianterreno l’accesso centrale con portico a tre luci, intervallate da colonne di ordine toscano e con tre porte, la centrale e le due laterali a largo contorno di pietra, che rivelano la struttura originaria secentesca della casa. Nel ‘700 però l’edificio doveva essere stato ingrandito con sale decorate ed ornate sul finire del secolo da pittori di non grande levatura, con tenui tonalità.
Sul lato sud del Palazzo, in direzione di Gorlago, sorge una chiesetta detta ‘di San Bartolomeo’, all’interno della quale una lapide ricorda che nell’Ottobre del 1727 il conte Giuseppe Mosconi si assunse l’impegno del suo restauro, ricevendo in compenso la arcata tutt’ora esistente per collegamento al palazzo, con facoltà di diretto privato accesso per le sacre funzioni.
Nel centro della imponente costruzione, da un salone di m. 6,30 x 11 a pianterreno con volta decorata pure di fine ‘700, si accede a destra lateralmente a due altre sale, una destinata a refettorio dell’Istituto e l’altra come stanza di lavoro, mentre alla sinistra un’apertura si collega a locali di servizio. Dall’antistante portico centrale, verso sinistra, una porta arcuata dà invece accesso ad un ampio scalone a tre rampe di carattere nettamente neoclassico (…) che doveva essere stato costruito abbattendo locali precedenti, dalla famiglia Celati subentrata ai conti Mosconi dopo il 1820.”
Tali modifiche, verificabili da disegni e affreschi precedenti, rimpicciolirono il cortile e spostarono i viali di ingresso con relativi cancelli, così come lo stemma della famiglia Mosconi “venne trasformato nella costruzione della nuova gronda a mensola ed attico a balaustre con sopralzo ed orologio, eseguita dalla subentrata famiglia Celati”.
La volta della porta centrale del salone è decorata con un affresco rappresentante il giudizio di Paride del milanese Federico Ferrario (Milano 1714 – 1802), autore probabile anche di alcuni affreschi di altre sale, mentre le decorazioni alle pareti dei vari ambienti sono di Battista Salvatoni di Gandino, chiamato attorno al 1836 dalla nobile Silvia Adelasio Mosconi Celati.
L’uso del Palazzo come orfanatrofio e scuole elementari, dal 1863 in avanti, ha comportato trasformazioni che hanno in parte deturpato specialmente alcune parti interne, e reso necessario conservare il tesoro d’arte e di storia di quadri, tele, arredi mobili e quant’altro in altro luogo, in attesa di poter essere ricollocato nella sua sede originaria dopo una accurata opera di restauro e recupero per il quale sono allo studio progetti da tempo, di concerto con l’Amministrazione Comunale di Trescore Balneario e con la sovrintendenza alle Belle Arti.
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