DESCRIZIONE
Palazzo Furietti Carrara – Presezzo
Il nucleo originario sorse tra il 1580 e il 1590 ma la fisionomia architettonica attuale è frutto della riorganizzazione neoclassica operata da Nicolino da Calepio alla fine del ‘700. Risale agli anni Novanta del Cinquecento anche il ciclo di affreschi realizzati dal pittore bergamasco Giovan Paolo Cavagna (Bergamo 1550 ca-1627), di cui restano visibilissime tracce che consentono di ricostruire il vasto programma iconografico originale in cui si affiancano episodi biblici e mitologici, sacri e profani, tassello importante per approfondire gli studi sulla pittura profana e la grande decorazione dei palazzi signorili a Bergamo nel Cinquecento.
Il palazzo presenta sul lato ovest un elegante portico con volta a vele decorata a grottesche con i temi delle Stagioni e delle Virtù Teologali e Cardinali. Attraverso il portico si accede al grande salone di rappresentanza affrescato con le Fatiche di Ercole e alle tre salette più piccole, sulle cui volte sono raffigurati Il Carro di Apollo, Susanna al bagno e Giuditta e Oloferne.
Al primo piano: Museo Permanente con opere del Premio Agazzi. Piano terra: Ciclo di affreschi di G.P. Cavagna. Mostre temporanee nello spazio espositivo sotterraneo.
Ingresso A pagamento per le mostre temporanee.
IL Palazzo Furietti-Carrara, che si affaccia sulla via principale del paese, è di costruzione seicentesca: restaurato tra il 1997 e il 1999, conteneva altro pregevole ciclo di affreschi di Gian Paolo Cavagna che, nonostante fosse sotto tutela del ministero competente, fu strappato tra il 1939 e il 1942 dagli ultimi proprietari del palazzo e tuttora disperso. Rimangono tracce notevoli nelle sale nobili e descrivono principalmente le Sette fatiche d’Ercole. Il palazzo venne costruito nella seconda metà del Cinquecento per volontà di Guarisco dei Sonzogni, detto “Furietti”.
L’edificio era originariamente costituito da un volume principale compatto, che era articolato attorno ad un salone centrale dotato di quattro sale ad esso collegate, e che presentava un doppio loggiato prospettante l’interno del cortile. Il toponimo Colombera, che identifica questo palazzo, richiama le strutture fortificate caratterizzate da una torre, che tra i sec. XIII e XVI proliferarono nelle pianure bergamasche.
Nel Settecento il palazzo divenne proprietà della famiglia Gualandris senza subire rilevanti modifiche, ma successivamente della famiglia Carrara, che rivoluzionò radicalmente la configurazione dell’edificio. Il palazzo fu riorganizzato e suddiviso in appartamenti, e nel piano nobile ne furono ricavati tre grazie alla chiusura della loggia cinquecentesca. Negli stessi anni fu ridisegnata la facciata nord e aggiunto un corpo di fabbrica che si prolunga verso sud. Nel 1937 il palazzo fu acquistato dal comune di Presezzo.
L’aspetto odierno è il frutto di una recente operazione di rifunzionalizzazione, durante la quale il piano interrato è stato reso accessibile da un moderno scalone che collega esternamente i tre livelli dell’edificio. Parte del palazzo è stata destinata all’utilità pubblica, mentre l’altra parte è stata adibita ad abitazioni private. Di notevole valore artistico le immagini raffigurate all’interno del Palazzo. L’Apoteosi di Ercole è raffigurata in un ampio riquadro al centro del soffitto del salone, sotto forma di trompe-l’oeil. Come tutte le decorazioni presenti nella volta, la raffigurazione mitologica è ciò che rimane di uno strappo avvenuto tra il 1939 e il 1942 ad opera del restauratore Franco Stefanoni su richiesta della famiglia Carrara, che decise di compiere questo atto dopo aver ceduto l’edificio al Comune di Presezzo.
In questa scena troviamo Ercole che viene accolto tra gli dei, mentre riceve in sposa Ebe, dea dell’eterna giovinezza. Al centro, seduto su una nuvola si trova Giove, padre degli dei, mentre sulla sinistra troviamo Vulcano, che tiene le briglie dei cavalli, ed Ebe, intenta ad andare incontro ad Ercole. Sulla destra invece troviamo Mercurio, che porge una spada all’eroe, Poseidone, Minerva e Apollo. Ercole viene posto di spalle, mentre si rivolge al padre, il quale lo accoglie sull’Olimpo tra gli immortali. La scena è contornata da una sorta di balconata che da il senso di profondità
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