Ex chiesa di San Giovanni nei Boschi a Tribulina – Scanzorosciate

La chiesa di San Giovanni nei Boschi conosciuta come San Giovanni al Boio era un luogo di culto cattolico della frazione Tribulina di Scanzorosciate, risalente al IX secolo, abbandonata già dai primi anni del Novecento. La piccola chiesa posta disgiunta dal centro abitato giace in uno stato di grave abbandono. Venne probabilmente edificata già nel tardo medioevo forse da un monaco come semplice edicola.

Veniva chiamata san Giovanni in Boio, in riferimento alla sorgente d’acqua che si trova in prossimità, diventando poi “nei boschi” in riferimento alla sua posizione prossima al sottobosco, nella valle Serradesca, ben visibile dal centro abitato della frazione. Forse proprio questa sorgente e la sua posizione ai piedi della valle, causavano frequenti allagamenti del sedime che lo rendevano di difficile accesso da parte dei fedeli che la dominica vi si recavano per assistere alla messa.

La chiesa fu ampliata dai monaci benedettini che avevano sul territorio altri monasteri come quello di San Paolo d’Argon, anche se non divenne mai un importante centro monastico. L’edificio nel XV secolo fu ampliato, l’aula fu allargata di sei metri e allungata di otto, mentre l’originaria cappella divenne la zona presbiterale. La chiesa fu poi affrescata dai Marchesi di Villa di Serio.

Nel Seicento furono eseguiti ulteriori lavori con la creazione del nuovo presbiterio che richiese l’allungamento della navata sui lati a nord e sud. Nel 1840 furono creati i locali della sagrestia e un locale dove il romita vi potesse risiedere. Del medesimo tempo fu l’elevazione del campanile.

Il 13 maggio 1913 la chiesa fu elevata a parrocchiale con decreto del vescovo di Bergamo Giacomo Radini-Tedeschi ma era troppo lontana e scomoda per gli abitanti della località di Tribulina, e il diritto di autonomia avuto con l’elevazione a chiesa parrocchiale aveva fatto considerare che non fosse più idonea e fu quindi deciso di edificare un nuovo tempio sempre dedicato a san Giovanni Battista su progetto di Elia Fornoni.

L’edificio fu così definitivamente abbandonato, furono recuperati gli arredi e collocati in parte nel nuovo tempio ma la struttura ebbe un velocemente degrado, diventando la vegetazione padrona dell’intera edificio.[2] Nel XXI secolo si è pensato a un suo eventuale recupero.

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