Chiesa di Sant’Andrea Apostolo e Martire – Premolo

Sino al 27 gennaio del 1583 la parrocchia di Premolo comprendeva anche parte della odierna parrocchia di Ponte Nossa più precisamente la Chiesa di Campo Longo oggi Chiesa Parrocchiale di Ponte Nossa e Santuario della Madonna delle Lacrime. In questa data ci fu il distacco sancito dal Decreto del Vescovo Mons. Gerolamo Regazzoni del 27 gennaio del 1583. Il comune invece si smembrerà nell’anno 1593. In quegli agli anni il numero delle anime era di circa 500, di cui da comunione 200 circa. Il salto demografico di Premolo si avrà sul finire 1800 e agli inizi del 1900, infatti dalle relazioni approntate dai parroci don Asperti e don Torri possiamo verificare un aumento di anno in anno. Nel 1909 gli abitanti arriveranno a 1000. Nel corso dei decenni la parrocchia si è ingrandita e rimpicciolita più volte. L’aspetto odierno della Parrocchiale dedicata a S. Andrea Apostolo è frutto di più interventi lungo i secoli. La prima Chiesa risale probabilmente al 1300 poiché il primo parroco che ci risulta è il presbitero Peterbono di Primollo che compare in un atto giuridico del 17 gennaio del 1314.

 

 

Dal 1861 al 1890 i premolesi sono tutti impegnati nel rinnovare e ingrandire la parrocchiale. La chiesa era ritenuta troppo angusta per l’intera popolazione. Si cercano soluzioni di ripiego, ma la Curia intervenne perché si provvedesse ad approntare un disegno di totale rifacimento e di adeguata struttura. La Chiesa si presentava coll’altar maggiore rivolto ad oriente: ad occidente si apriva la porta maggiore. Era costruita con stile jonico misto romano. La volta era a “celtro” ossia “a selter”. Lateralmente correvano otto arcate. Le quattro più vicine all’altar maggiore contenevano, incassati, quattro altari: sotto le altre quattro si avevano tre confessionali per le donne ed il battistero. Sopra le arcate ed il presbiterio correva il cornicione. Nove finestre davano luce alla Chiesa.

 

 

Esternamente aveva la facciata ad oriente, con porticati sull’ingresso principale e su quello destinato agli uomini, ubicato a tramontana. A mezzodì, poco discosto, sorgeva la casa parrocchiale. A tramontana sorgevano il campanile e la sacrestia. Nel 1900 il parroco don Giacomo Torri volle una sede adeguata per le confraternite e le associazioni. Sorse pertanto attigua alla parrocchiale una nuova chiesetta dedicata alla Madonna di Lourdes che il pennello dello stesso parroco arricchì con 4 medaglioni ad affresco. Più tardi il Parroco don Giuseppe Pellegrini al posto della Chiesa dedicata alla Madonna di Lourdes fece una sala parrocchiale che oggi è diventata Sala Don Antonio Seghezzi.

 

 

La chiesa parrocchiale è collocata in posizione discretamente baricentrica rispetto alle contrade del paese; essa è orientata liturgicamente e presenta sul lato sinistro – verso nord – e sul fronte principale – verso ovest – un discreto spazio di sagrato lambito da una strada comunale. La chiesa è preceduta da un portico in muratura aperto con archi a tutto sesto, uno per lato; sul fronte il porticato poggia su un muro con funzione di terrapieno, su di cui si eleva un muro con aperture a mo’ di finestre lavorate. La restante porzione di facciata sopra il portico è molto semplice e liscia ed è conclusa dalla gronda della copertura a due falde in legno discretamente sporgente. Una finestra al di sopra del portico illumina la navata centrale ed altre due ai lati illuminano le navate minori. Dal portico attraverso ampio ingresso principale, dotato di grande portale in pietra sagomata dalle linee settecentesche, seguito da una bussola in noce, si perviene al vano della chiesa che si presenta a tre navate suddivise da lesene ed arcate in cinque campate.

 

 

La navata centrale è di poco più alta delle due laterali, tant’è che le finestre interne poste sopra il cornicione della navata centrale ricevono luce da lucernari posti sulla copertura, messi in comunicazione da un cavedio, questa soluzione è dovuta al fatto che esternamente lo spazio è insufficiente per consentire un’apertura verticale. Le lesene sono rivestite in marmo e dotate di capitelli decorati da teste di cherubini sopra cui, a tratti, corre la trabeazione con il fregio ed il cornicione, al di sopra del quale s’imposta la volta a sesto ribassato. La navata principale comunica con le laterali, mediante cinque archi per parte, di luce e forma diseguali. Queste poi sono a loro volta coperte da velette, nelle quali s’intersecano delle tazze, circolari, nelle campate più ampie, ed ellittiche nelle più strette. Le due navate laterali, illuminate da due finestre poste sul lato della facciata, presentano sulla parete dirimpetto, verso est, due altari secondari. La navata laterale sinistra presenta anche l’ingresso laterale, che dà, attraverso una bussola in noce, seguita da serramento in opera su contorno di pietra sagomata con gusto settecentesco, in un portichetto largo una campata e aperto a tre campate ad arco verso ovest.

 

 

I tre archi verso ovest poggiano su due colonne e due mezze colonne in pietra, che a loro volta poggiano su un parapetto in muratura; questo portichetto fa da pronao alla chiesa ipogea dell’Immacolata. Dopo le cinque navate sopra descritte, la navata principale presenta una sesta campata molto piccola, che ospita i due ingressi alla sagrestia, posta a sinistra, ed alla casa parrocchiale a destra. Sopra i due suddetti ingressi vi sono due nicchie contenenti statue di santi. Il presbiterio è sopraelevato di tre gradini in marmo bianco, è di poco più ristretto rispetto alla larghezza della navata principale e presenta al centro l’altare maggiore.  La chiesa presenta una copertura a falde con struttura in legno e manto di copertura in coppi; internamente la navata centrale è coperta da volta a botte e le navate sono coperte da velette nelle quali s’intersecano delle tazze, circolari, nelle campate più ampie, ed ellittiche nelle più strette; il presbitero è coperto da un primo tratto di volta a botte che si congiunge nella copertura del catino formata a spicchi; il porticato esterno sul fronte principale presenta una copertura a tre falde, mentre nell’intradosso presenta una volta a botte.

 

 

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DON ANTONIO SEGHEZZI

l percorso sotterraneo e gli elementi presenti generano un luogo in pietra runica che, attraverso la presenza di espressioni artistiche cromaticamente uniformi, esalta il rapporto tra contenitore e contenuto. Ne deriva un’aula ricca di vibrazioni e di sonorità ambientali, per effetto di un antinomia della luce naturale con quella artificiale.

La fiamma da origine ad una paratia che da quota zero si innalza gradualmente incontrando in progressione la teca di don Antonio, l’ambone luogo della Parola e della Luce di Cristo, fino al Tabernacolo, testimonianza di Attenzione, la Gloria, di Amore, per poi incontrare  la sede del celebrante e dei ministranti.

La Cappella del Priore

La Cappella del Priore ha uno sviluppo longitudinale. E’ caratterizzata dalla presenza di un’edicola di origine remote ed è arricchita dalle vetrate artistiche.

I  Percorsi

L’andamento prospettico delle pareti e della copertura guida il pellegrino in un percorso conoscitivo: la materia filtrata dalla luce mette in risalto alcune frasi tratti dagli scritti dello stesso Don Antonio. Un particolare nodale della pianta relativo all’avvicinamento all’aula è in prossimità del punto di incontro dei due “percorsi conoscitivi” a sezione variabile. L’andamento della pavimentazione e la luce naturale che filtra dai lucernari posti in copertura contribuiscono a valorizzare questo “tracciato” che guida il visitatore al “cuore” del progetto.

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